sabato 1 luglio 2017

Un segaiolo intelligente

Se ne è andato Louis Niccolin, presidente del Montpellier e figura di culto del calcio francese. Ecco chi era l'uomo che avreste voluto conoscere prima.



Sì, sono un segaiolo, ma un segaiolo intelligente. 

Il Montpellier è l'ultima squadra francese ad aver vinto il campionato francese.

Preferisco che i miei figli siano nati nel mondo dello sport che in quello della musica classica perché la musica classica mi fa cagare. Non ho nulla contro la musica classica ma piuttosto che ascoltare un concerto di Mozart preferirei guardare una partita di curling.

Preferisco Courbis ad Ancelotti. 500.000 euro al mese… mi pare di sognare. Un bravo allenatore è quello capace di vincere con dei giocatori mediocri. Con Courbis siamo saliti in Ligue 1 con una squadra di mezzi mongoli.
Le frasi riportate sopra sono state pronunciate tutte da Louis Niccolin, storico presidente del Montpellier, scomparso giovedì scorso all'età di 74 anni, nel giorno del suo compleanno. Uno sconosciuto da questa parte delle Alpi, un personaggio di culto per i nostri cugini francesi che lo chiamavano affettuosamente “Loulou”. Un bizzarro miscuglio tra il vecchio Anconetani, Lotito e Gaucci, con tanto di pendenze legali, che partendo dall'impresa di famiglia, impegnata nello smaltimento dei rifiuti a Lione, ha prima portato il calcio a Montpellier, letteralmente, e poi lasciato un segno indelebile sul calcio francese. 

Figlio di un commerciante di carbone convertitosi quasi per caso allo smaltimento rifiuti durante uno sciopero degli addetti alla nettezza urbana nella Lione del dopoguerra, nel 1969 gli affari spingono Louis nella ridente Montpellier, principale centro della Linguadoca ma praticamente a digiuno di pallone, almeno quella rotonda, rapita com'è dalla passione per quella ovale del rugby e schiacciata dalla supremazia regionale del Nîmes. Il primo passo del lungo viaggio che più di quarant'anni dopo porterà il Montpellier sul tetto di Francia è la fondazione della divisione sportiva della sua impresa per la nettezza urbana. La sua squadra di spazzini si fonde con le locali Montpellier Littoral e AS La Paillade, squadrette che pur avendo un bacino di utenza potenzialmente importante, si trovano a vivacchiare tra le serie regionali. Dagli anni Settanta si moltiplicano gli exploit in Coppa di Francia che, come la favola del Calais ci insegnerà a inizio del millennio, 15 minuti di fama non li nega a nessuno. 

 

Nel 1981 arriva il primo, fugace assaggio di massima serie. A metà anni Ottanta la contemporanea crescita della città e del club alimenta sogni di gloria che si tingono del biondo ossigenato di Carlos Valderrama, il lento ma finissimo regista colombiano che Nicollin ha il coraggio di portare in Europa dal Deportivo Cali. Qualche anno ed è la volta di un irriverente ragazzo marsigliese spedito in provincia per maturare ma che durante una rissa finisce per stampare, in tempi non sospetti, un calcio sulla faccia di un compagno. Il suo nome è Eric Cantona. In seguito all'accaduto sarà allontanato dal gruppo prima che i senatori Blanc e Valderrama intercedano per il reintegro prima di quello che sarà il primo grande successo della società: la vittoria in Coppa di Francia del 1990. Tra le scoperte del folle “Loulou” c'è anche un giovane attaccante ivoriano che a fine Novanta promette plusvalenze miliardarie. È Ibrahima Bakayoko, sì, proprio quello che arrivò da noi per giocare nel Livorno ma che a 18 anni sembrava un fenomeno e su FIFA aveva 95 di valutazione. 

 
Ligue 1, Ligue 2 andata e ritorno. Va avanti così fino al 2012, quando i buoni risultati di inizio stagione fanno pensare a una salvezza tranquilla. Passa qualche mese, «ma che questi arrivano in Europa», si sente in giro. Ai giornalisti che lo stuzzicano sui possibili traguardi Niccolin risponde testualmente: «Non rompete i coglioni con sta storia del secondo posto e dell'Europa». A marzo è ancora testa a testa con i neosceicchi del PSG: milioni, Ibra e Ancelotti contro Giroud, Utaka e Cabella. «Se vinciamo mi tingo i capelli di arancio e blu, i nostri colori» promette a giornalisti che sanno benissimo come “Loulou” non stia scherzando. D'altra parte sono queste uscite che negli anni ne hanno fatto un personaggio al limite del folklore. Fosse stato italiano Mai Dire Gol sarebbe durato altri dieci anni. Alla vigilia della partita decisiva con l'Auxerre, per motivare i giocatori a un ultimo piccolo sforzo dice: «un pareggio ad Auxerre e poi una bella sega.»

Alla fine se la faranno tutti una bella sega, dopo che “Loulou” ha mantenuto tutte le promesse fatte in quarant'anni a una città che amava il rugby ma che alla fine si è innamorata del calcio, a pochi sparuti tifosi che erano i cugini sfigati del Nîmes e che si sono trovati a guardare gli odiati rivali dall'Europa.
Alla festa per il titolo nessuno si stupisce di vedere una cresta arancione e blu sulla testa di quell'uomo sulla settantina, in sovrappeso che manteneva le sue promesse.

Una volta a chi gli chiese se avrebbe mai lasciato il Montpellier disse: «Impossibile. Lascerò questo club solo tra quattro assi». “Loulou” le sue promesse le ha sempre mantenute.

Etichette: , , , , , , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page