Un segaiolo intelligente
Se ne è andato Louis Niccolin, presidente del Montpellier e figura di culto del calcio francese. Ecco chi era l'uomo che avreste voluto conoscere prima.
Sì, sono un segaiolo, ma un segaiolo intelligente.
Il Montpellier è l'ultima squadra francese ad aver vinto il campionato francese.
Preferisco
che i miei figli siano nati nel mondo dello sport che in quello della
musica classica perché la musica classica mi fa cagare. Non ho nulla
contro la musica classica ma piuttosto che ascoltare un concerto di
Mozart preferirei guardare una partita di curling.
Preferisco
Courbis ad Ancelotti. 500.000 euro al mese… mi pare di sognare. Un bravo
allenatore è quello capace di vincere con dei giocatori mediocri. Con
Courbis siamo saliti in Ligue 1 con una squadra di mezzi mongoli.
Le
frasi riportate sopra sono state pronunciate tutte da Louis Niccolin,
storico presidente del Montpellier, scomparso giovedì scorso all'età di
74 anni, nel giorno del suo compleanno. Uno sconosciuto da questa parte
delle Alpi, un personaggio di culto per i nostri cugini francesi che lo
chiamavano affettuosamente “Loulou”. Un bizzarro miscuglio tra il
vecchio Anconetani, Lotito e Gaucci, con tanto di pendenze legali, che
partendo dall'impresa di famiglia, impegnata nello smaltimento dei
rifiuti a Lione, ha prima portato il calcio a Montpellier,
letteralmente, e poi lasciato un segno indelebile sul calcio francese.
Figlio di un commerciante di carbone convertitosi quasi per caso
allo smaltimento rifiuti durante uno sciopero degli addetti alla
nettezza urbana nella Lione del dopoguerra, nel 1969 gli affari spingono
Louis nella ridente Montpellier, principale centro della Linguadoca ma
praticamente a digiuno di pallone, almeno quella rotonda, rapita com'è
dalla passione per quella ovale del rugby e schiacciata dalla supremazia
regionale del Nîmes. Il primo passo del lungo viaggio che più di
quarant'anni dopo porterà il Montpellier sul tetto di Francia è la
fondazione della divisione sportiva della sua impresa per la nettezza
urbana. La sua squadra di spazzini si fonde con le locali Montpellier
Littoral e AS La Paillade, squadrette che pur avendo un bacino di utenza
potenzialmente importante, si trovano a vivacchiare tra le serie
regionali. Dagli anni Settanta si moltiplicano gli exploit in Coppa di
Francia che, come la favola del Calais ci insegnerà a inizio del
millennio, 15 minuti di fama non li nega a nessuno.
Nel 1981 arriva il primo, fugace assaggio di massima serie. A
metà anni Ottanta la contemporanea crescita della città e del club
alimenta sogni di gloria che si tingono del biondo ossigenato di Carlos
Valderrama, il lento ma finissimo regista colombiano che Nicollin ha il
coraggio di portare in Europa dal Deportivo Cali. Qualche anno ed è la
volta di un irriverente ragazzo marsigliese spedito in provincia per
maturare ma che durante una rissa finisce per stampare, in tempi non
sospetti, un calcio sulla faccia di un compagno. Il suo nome è Eric
Cantona. In seguito all'accaduto sarà allontanato dal gruppo prima che i
senatori Blanc e Valderrama intercedano per il reintegro prima di
quello che sarà il primo grande successo della società: la vittoria in
Coppa di Francia del 1990. Tra le scoperte del folle “Loulou” c'è anche
un giovane attaccante ivoriano che a fine Novanta promette plusvalenze
miliardarie. È Ibrahima Bakayoko, sì, proprio quello che arrivò da noi
per giocare nel Livorno ma che a 18 anni sembrava un fenomeno e su FIFA
aveva 95 di valutazione.
Ligue 1, Ligue 2 andata e ritorno. Va avanti così fino al 2012,
quando i buoni risultati di inizio stagione fanno pensare a una salvezza
tranquilla. Passa qualche mese, «ma che questi arrivano in Europa», si sente in giro. Ai giornalisti che lo stuzzicano sui possibili traguardi Niccolin risponde testualmente: «Non rompete i coglioni con sta storia del secondo posto e dell'Europa». A marzo è ancora testa a testa con i neosceicchi del PSG: milioni, Ibra e Ancelotti contro Giroud, Utaka e Cabella. «Se vinciamo mi tingo i capelli di arancio e blu, i nostri colori»
promette a giornalisti che sanno benissimo come “Loulou” non stia
scherzando. D'altra parte sono queste uscite che negli anni ne hanno
fatto un personaggio al limite del folklore. Fosse stato italiano Mai
Dire Gol sarebbe durato altri dieci anni. Alla vigilia della partita
decisiva con l'Auxerre, per motivare i giocatori a un ultimo piccolo
sforzo dice: «un pareggio ad Auxerre e poi una bella sega.»
Alla
fine se la faranno tutti una bella sega, dopo che “Loulou” ha mantenuto
tutte le promesse fatte in quarant'anni a una città che amava il rugby
ma che alla fine si è innamorata del calcio, a pochi sparuti tifosi che
erano i cugini sfigati del Nîmes e che si sono trovati a guardare gli
odiati rivali dall'Europa.
Alla festa per il titolo nessuno si stupisce di vedere una cresta
arancione e blu sulla testa di quell'uomo sulla settantina, in
sovrappeso che manteneva le sue promesse.
Una volta a chi gli chiese se avrebbe mai lasciato il Montpellier disse: «Impossibile. Lascerò questo club solo tra quattro assi». “Loulou” le sue promesse le ha sempre mantenute.
Etichette: Anni 80, Anni 90, Carlos Valderrama, Eric Cantona, Ligue 1, Louis Niccolin, Montpellier, Personaggi, Racconti
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