giovedì 18 febbraio 2016

49 d.C.

Un salmo per Colui che ci donò la luce condannandoci alla nostalgia eterna
O Divino, irradia la Tua luce su di noi.
Oggi è il 18 febbraio. Giorno della Rivelazione, anniversario di quell’evento tanto naturale quanto straordinario che toccò un’umile famiglia del vicentino 49 anni or sono.

I siti, i blog, le tante pagine che popolano Facebook battono all’unisono i tamburi della litania, sbrodolando sostantivi iperbolici: campione, fuoriclasse, mito, leggenda. Lui, che nonostante le odi tributategli, è qualcosa di più. Lui, per il quale il neopaganesimo che circonda i divi della società dell'immagine appare finanche giustificato. Sì perché Lui, divenuto mito già in campo, leggenda ancora in vita, ha qualcosa che altri non hanno. Non sono i trofei, i soldi, tantomeno le donne. Pur dotatone in abbondanza non credo sia neppure il talento, elargito con generosità a molti altri prima e dopo di Lui. Ciò che ha fatto del mito la leggenda è stata piuttosto la sofferenza, segno del Divino che fin dalla tenerà età albergava in Lui. È sul Golgota delle cliniche ortopediche, sotto i ferri di insigni chirurghi che negli anni hanno impresso la loro firma sottoforma di cicatrici, di fronte alle critiche di giornalisti miscredenti che Gli cingevano il capo con corone di spine, che Lui seppe risorgere.

Un uomo fragile, distruttibile, la cui vulnerabilità è stato il cono d’ombra entro cui far risplendere ancora di più la Sua accecante luce. Più di una volta ci fece dono di quella luce, rischiarando le nostre notti con una serpentina tra difensori che di colpo si tramutavano in birilli, o con un aggancio al volo che richiedeva la stessa sensibilità che doveva avere Michelangelo con lo scalpello. E ogni volta era un’esplosione di luce. Una luce che ci portiamo dentro ancora oggi che siamo vecchi e disillusi, una luce più accecante del dolore che per anni ha accompagnato le Sue ginocchia, più accecante del sole di Pasadena.

Oggi quindi, 18 febbraio dell’anno 49 d.C., Ángulo Inverso non vuole essere da meno di tutti quei siti-blog-pagine Facebook nell’unirsi allo scampanio chiassoso e festante che celebra la Sua venuta. La ragione di gioie e dolori che oggi sono i ricordi di tanti di noi. La ragione di quelle emozioni che abbiamo provato in certi pomeriggi d’estate, con i nostri genitori e i nostri amici, osservando quelle immagini dalla grana così particolare che ci dicevano giungere dall’altra parte del mondo, dove il sole cadeva a picco mentre da noi la brezza annunciava la sera. La ragione, infine, di tutto questo nostro scribacchiare sulla tastiera, che ci fa sentire Nick Hornby mentre là fuori un bambino smette di tirare calci al pallone perché sta pescando Aguero o Icardi nell’ultimo “pack" FIFA Ultimate Team.

È per Lui che scrivo queste righe, l'ennesima pagina che andrà dimenticata tra le miliardi indicizzate da Google ogni giorno, una lacrima nella pioggia dell'odierno story-telling calcistico. Se non fosse per Lui oggi probabilmente siti-blog-pagine Facebook avrebbero avuto una storia in meno da raccontare, io non avrei buttato il mio tempo a dosare avverbi e aggettivi tentando di trasmettere almeno una parte di quella sensazione, così piacevole e dolorosa al tempo stesso, che molti di noi provano da dodici anni a questa parte.

Questa sensazione è la Nostalgia e Roberto Baggio è il suo Profeta.

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