Checcefrega del mercato, c'è la Coppa d'Africa!
UN POST-FIUME NON TROPPO NOSTALGICO, OVVERO GUIDA GALATTICA ALLA COPPA D'AFRICA 2015
- Oh! Ce sta Pedullà con le ultime sul mercato di gennaio!
- E a me che ca**o me ne frega a me: c'è la Coppa d'Africa!
Infatti, ma chissene del mercato di riparazione, della finestra invernale, lo sappiamo che Torres passerà l'inverno al caldo di Madrid e che a New York, Dubai o Shanghai hanno già una tessera del golf club locale a suo nome, lo sappiamo che Cerci torna a fare il grosso in Italia perché ha scoperto che fuori dalla penisola è la riserva di Arda Turan o del primo Raul Garcia che passa, lo sappiamo che Podolski è venuto in Italia perché non giocava all'Arsenal e che Shaqiri... be' devo ammettere che Shaqiri è stato un bel colpo. In ogni caso l'anno che si è appena aperto ci porta in dote qualcosa di ben più importante: la Coppa d'Africa!
La Coppa d'Africa è un torneo che mi ha sempre fomentato tantissimo e dopo una rapida ricognizione sul web posso dire che questo smodato interesse è più diffuso di quanto si pensi. Sarà perché permette a tutti noi di sentirci profondi conoscitori di calcio, acuti talent scout da tastiera, pronti a scovare il nuovo Gervinho a ogni discesa sul fondo di quell'ala minorenne del Gabon, a vedere il nuovo Drogba nella mastodontica punta schierata dal Mali o che so io. Sarà per le maglie sgargianti, sarà per l'alone di mistero che avvolge, o avvolgeva, questo calcio, un tempo così lontano da noi. Sarà un bel po' di cose ma il bello della Coppa d'Africa è soprattutto il suo essere un po' hipster: ce ne interessiamo perché nessuno se ne interessa, o almeno non dovrebbe interessarsene.
La Coppa d'Africa è un torneo che mi ha sempre fomentato tantissimo e dopo una rapida ricognizione sul web posso dire che questo smodato interesse è più diffuso di quanto si pensi. Sarà perché permette a tutti noi di sentirci profondi conoscitori di calcio, acuti talent scout da tastiera, pronti a scovare il nuovo Gervinho a ogni discesa sul fondo di quell'ala minorenne del Gabon, a vedere il nuovo Drogba nella mastodontica punta schierata dal Mali o che so io. Sarà per le maglie sgargianti, sarà per l'alone di mistero che avvolge, o avvolgeva, questo calcio, un tempo così lontano da noi. Sarà un bel po' di cose ma il bello della Coppa d'Africa è soprattutto il suo essere un po' hipster: ce ne interessiamo perché nessuno se ne interessa, o almeno non dovrebbe interessarsene.
A voler essere originali quest'anno ci si potrebbe occupare della Coppa d'Asia che si svolgerà negli stessi giorni in Australia, ma della Coppa d'Asia onestamente nun ce ne pò fregà de meno, niente preservativi sugli spalti, né palpeggiamenti aerei dal terzo anello, né riti magici a bordo campo, solo l'abnegazione di volenterosi coreani irretiti dall'ennesimo tecnico olandese (in realtà quest'anno c'è un tedesco ma poco importa) o la disciplina tattica di giapponesi con la Bundesliga nel destino... che tristezza.
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Palpeggiamento aereo dal terzo anello. |
In attesa dei trenta secondi che il giornalista di turno concederà a Malu Mpasinkatu in chiusura della Domenica Sportiva, ho deciso di non far mancare il mio parere non richiesto e provare a fare una panoramica della manifestazione che inizierà tra poco in Guinea Equatoriale.
Come è ormai prassi, il torneo non si terrà dove si sarebbe dovuto tenere. Nel 2013 fu la guerra scoppiata dopo la caduta di Gheddafi e tuttora in corso, quest'anno l'epidemia di ebola, fatto sta che il Marocco, paese ospitante designato, si è tirato indietro per i timori legati agli spostamenti di persone che la rassegna continentale avrebbe comportato. Questa è la versione ufficiale. Una versione che però non accontenta tutti. Se è vero che il rischio zero non esiste e che anche un solo caso di ebola avrebbe potuto avere serie ricadute sul turismo, attività vitale per il paese, non si spiega come il Marocco non abbia avuto problemi a organizzare il mondiale per club e che le partite interne della Guinea, focolaio dell'epidemia, siano state giocate proprio in Marocco. I maligni sospettano anche che dietro possa esserci stata la paura per una possibile figuraccia in stile Brasile 2014. La nazionale marocchina ultimamente non se la passa troppo bene e l'Algeria avrebbe avuto la concreta possibilità di alzare la coppa in faccia agli acerrimi rivali. Non proprio la migliore prospettiva per il Marocco.
La verità non la sapremo mai e in fondo ce ne frega fino a un certo punto, di sicuro c'è che la decisione è costata cara al Marocco che dopo un braccio di ferro con la CAF, la confederazione africana, ha visto esclusa la propria nazionale dalle prossime due edizioni e forse vedrà escluse anche le proprie squadre di club dalle competizioni continentali. La CAF si è mostrata irremovibile nel voler disputare a tutti i costi il torneo, raro momento di visibilità per il calcio africano e tra i pochi rimasti a cadenza biennale insieme alla Gold Cup. Le ragioni di tale fermezza sono probabilmente commerciali, anche se non è da escludere un certo desiderio di rivalsa nei confronti dell'eurocentrismo della FIFA e della poca collaborazione dei club europei, spesso restii a concedere i propri giocatori alle nazionali.
Nella sua corsa contro il tempo la CAF ha quindi iniziato a mendicare ospitalità per la Coppa d'Africa e come sempre la prima tappa è stata il Sudafrica, chiamato in causa ogni volta sorgano problemi e servano strutture e disponibilità economiche immediate. Dopo il rifiuto dei sudafricani, già organizzatori d'emergenza due anni fa in sostituzione della Libia, il carrozzone è stato salvato dai petrodollari della Guinea Equatoriale, piccola repubblica con un passato remoto da colonia spagnola, un passato prossimo da prigione a cielo aperto e un presente da riserva personale del presidente Teodoro Obiang (sì, è uno zio del Pedro caro ai doriani e a quanti lo hanno preso al Fantacalcio) e del suo esoso figlio Teodorin. Si tratta di una scelta che ad essere sincero non mi ha sorpreso, quando il tempo stringe c'è poco da sottilizzare su diritti umani, democrazia e fuffa varia, d'altra parte negli ultimi anni la manifestazione è già passata dalle parti di un Ben Ali, di un Mubarak e di un Eduardo Dos Santos, padre padrone dell'Angola. Se poi pensiamo che i prossimi mondiali si giocheranno in Russia e Qatar... Perciò la Guinea Equatoriale va benissimo, offre soldi freschi, strutture pronte e l'esperienza di organizzatore del 2012 insieme al Gabon.
Parlando della competizione vera e propria, come negli ultimi anni è accaduto sempre più spesso, vale la pena di partire dagli assenti. La Nigeria non ci sarà. Stavolta il taumaturgico tecnico Stephen Keshi, il portierone Vincent Enyeama e la fortuna che aveva assistito le Super Aquile in Brasile non sono bastati a mascherare problemi cronici come un attacco non all'altezza e una generalizzata mancanza di talento. Che siano state le sciagurate partite contro Congo e Sudan o la paura dell'ebola, come qualcuno ha detto, i campioni in carica non ci saranno. Peggio ancora è andata all'Egitto che pare aver smarrito il tocco magico che fino al 2010 le aveva permesso di vincere dovunque e con chiunque. Questa sarà la terza volta consecutiva che i Faraoni guarderanno la Coppa d'Africa in televisione.
Passiamo ai presenti. La composizione dei gironi mi pare interessante, ma un poco sospetta. Interessante perché squilibrata, un poco sospetta... perché squilibrata. I gruppi A e B sono sulla carta molto più deboli dei gruppi C e D e tutto questo non può non farmi pensare a un tentativo di portare il più avanti possibile la squadra di casa. Va be', forse sarò io e la mia dietrologia all'italiana forgiata da anni di campionati al veleno a farmi parlare così, chi lo sa.
Nel gurppo A vedremo se il bizzarro progetto di ingegneria sociale avallato dal presidente Obiang porterà i risultati attesi. Dopo i quarti raggiunti nel 2012 e una bruttissima fase di qualificazione per i mondiali, le massicce iniezioni di naturalizzati sembrano aver fatto più danni che altro. E' stata proprio l'ineleggibilità di un giocatore di origine camerunense a costare la qualificazione al primo turno di qualificazione alla Guinea Equatoriale, la cui partecipazione è dovuta solo alla rinuncia del Marocco. Il Burkina Faso sarà chiamato a ritentare l'impresa di due anni fa, quando contro tutti i pronostici raggiunse la finale poi persa contro la Nigeria. L'uomo faro sarà ancora Jonathan Pitroipa, capocannoniere delle qualificazioni nonché MVP dell'ultima edizione. Gli Stalloni troveranno sulla loro strada il Gabon, giunto proprio davanti al Burkina Faso nel girone di qualificazione. Pierre-Emerick Aubameyang, che tutti noi conosciamo per essere il fratello famoso dell'indimenticato Catilina, è una delle stelle della competizione e a lui spetterà il compito di trascinare la squadra ai quarti. A completare il girone c'è quella che forse è la maggiore sorpresa del torneo: il Congo. L'impresa dei Diavoli Rossi di Brazzaville porta la firma di Claude Leroy, uno dei più esperti e longevi Messieurs Afrique ad esercitare il mestiere di "stregone bianco" sui campi di tutto il continente. Accolto senza troppe speranze dopo aver passato gli ultimi anni sulla riva opposta del fiume Congo, il vecchio Leroy ha condotto la truppa dalle paludi dei turni preliminari fino alla fase finale, traguardo che mancava da 15 anni. La carta vincente è stata quella di riuscire a convincere alcuni indecisi dalla doppia nazionalità a sposare la sua causa. Tra questi c'è Thievy Bifouma, parigino di Saint-Denis che dopo il debutto nel rocambolesco turno preliminare contro il Ruanda si è consacrato nella decisiva vittoria per 3-2 in casa della Nigeria. Burkina Faso e Gabon appaiono più attrezzate ma se ci sono squadre capaci di sorpendere quelle sono sicuramente Congo e Guinea Equatoriale (finché gioca in casa).
Il Gruppo B vede come favorita la Tunisia, assente all'ultimo mondiale ma imbattuta nelle qualificazioni. Rivitalizzata dal belga Georges Leekens, nelle qualificazioni gli uomini di spicco sono stati Yassine Chikhaoui dello Zurigo e il giovane tunisino-corso Whabi Khazri, centrocampista del Bordeaux accostato in passato alla Roma. Starei anche attento a Youssef Msakni, guizzante ala che finora ha preferito i soldi del Qatar alla visibilità della Ligue 1. Come dargli torto? Escluso all'ultimo invece Saber Khalifa, attaccante che ha visto arrestarsi la sua ascesa iniziata un paio d'anni fa all'Evian ma finita quest'anno con il prestito dal Marsiglia al Club Africaine. Il gruppo è ben equilibrato con Zambia, Capo Verde e Repubblica Democratica del Congo tutte in grado di dare l'assalto alla qualificazione. Zambia e Capo Verde si sono già affrontate in qualificazione con una vittoria per parte. Orfani del demiurgo Renard, i Chipolopolo sembrano aver avviato un mini-rinnovamento senza più capitan Katongo e il bomber Collins Mbesuma. Mayuka e Sunzu dovrebbero essere i punti di forza con l'eterno giovane Mbola e il portiere rigorista Mweene pronti a fare il loro. Su Capo Verde nutro grandi speranze alla luce dei sorprendenti quarti di finale raggiunti due anni fa, delle buone qualificazioni mondiali, compromesse solo da questioni di eleggibilità, e dal girone di qualificazione concluso davanti allo Zambia. Senza più Lucio Antunes, l'artefice del miracolo del 2013 che si divideva tra il ruolo di allenatore e il lavoro di controllore di volo, gli Squali saranno guidati dalla vecchia conoscenza di Benfica e Reggiana Rui Aguas che, visto il tabellone, potrebbe anche ambire alle semifinali. Infine la R.D. Congo, passata come migliore terza nel girone di ferro con Camerun e Costa d'Avorio e che ha costruito la sua qualificazione soprattutto grazie alla spettacolare vittoria in trasferta contro quest'ultima. La squadra sarà un mix di colonne del TP Mazembe e dei vice-campioni d'Africa dell'AS Vita Club unite a qualche espatriato tipo Mbokani della Dinamo Kiev, l'ex PSG Neeskens Kebano e Chancel Mbemba con la sua imperscrutabile carta di identità. Non ci sarà invece l'idolo locale e capitano storico Trésor Mputu, diamante grezzo del Katanga rimasto incontaminato dagli schematismi e dai lustrini del calcio europeo. Un'assenza che speriamo sarà compensata dall'inossidabile Muteba Kidiaba, il portiere che periodicamente vediamo nelle rubriche di "video divertenti" con il suo bizzarro codino e la sua caratteristica esultanza, tutt'altra cosa della giravolta che i consulenti di marketing hanno consigliato a CR7!
Nel Gruppo C ecco scendere in campo i primi pesi massimi. Da qualche mese sulla panchina del Ghana siede Avram Grant, quello che portò il Chelsea in finale di Champions nel 2008 al posto di Mourinho. Nonostante guidi una delle favorite d'obbligo, l'allenatore israeliano ha già messo le mani avanti, consegnando lo scettro di favorita del girone all'Algeria. Dati alla mano non sembra una valutazione azzardata. Quest'anno l'Algeria è stata la migliore del continente, raggiungendo a sorpresa gli ottavi ai mondiali e figurando come prima squadra africana nel ranking FIFA. Le qualificazioni sono state una marcia trionfale con una sola sconfitta a obiettivo già acquisito. Con Yacine Brahimi in gran spolovero e un'affiatata banda composta tra gli altri da Ghoulam, Mesbah, Taider, dal vecchio Bougherra e dal bravo M'Bolhi in porta, la squadra guidata da Christian Gourcouff ha tutte le carte in regola per vincere la coppa e rinverdire i fasti di Rabah Madjer. Il Ghana mancherà dei nomi più in voga degli ultimi anni: Boateng, Muntari ed Essien. La responsabilità sarà soprattutto sulle spalle dello "swagghissimo" Asamoah Gyan e di André Ayew. Contrariamente alle ultime edizioni le Black Stars partono un po' in sordina ma visti i precedenti sempre disattesi si può sperare. Completano il girone Sudafrica e Senegal, due squadre che negli ultimi anni avevano fatto perdere le loro tracce ma che sembrano essere riemerse dalle tenebre che le avevano inghiottite. Il Sudafrica in particolare lo avevo già dato per disperso e invece ha soprendentemente vinto un girone di qualificazione che comprendeva i campioni in carica della Nigeria, anche se a dirla tutta, non è che fosse proprio un girone di ferro. Il Senegal non è più quello eroico del mondiale 2002 ma ha una bella batteria di attaccanti che potrebbe regalare soddisfazioni.
Papiss Cissé e Moussa Sow sono i nomi più in vista a disposizione di Alain Giresse, il quale ha però scommesso sulla coppia terribile composta da Sadio Mané e Mame Diouf. Una scommessa finora vincente. Un'incognita sarà il clima che si respirerà nello spogliatoio dopo la discutible esclusione di Demba Ba, che si dice sia stata dettata dai "piani alti", e le pressioni del West Ham, che dopo aver minacciato di mandare in Guinea Equatoriale i propri medici per monitorare le condizioni di Cheick Kouyaté e Diafra Sakho, ha dichiarato quest'ultimo non disponibile.
I primi tre gruppi sembrano essere però solo l'antipasto del Gruppo D. Con Costa d'Avorio, Camerun, Mali e Guinea, l'abusata espressione "girone di ferro" non sembra sprecata. Non avrei mai pensato di dirlo ma la mia favorita è il Camerun di Volker Finke che, dopo il disastroso mondiale, non si sa come, è rimasto al suo posto. I Leoni Indomabili hanno concluso in testa senza troppi problemi il girone che comprendeva anche la Costa d'Avorio e sembrano aver voltato pagina una volta per tutte lasciandosi alle spalle la travagliata storia d'amore con Eto'o. Senza Alexandre Song, che dopo l'esclusione ha prontamente dato l'addio alla nazionale, ma con la giovane promessa Vincent Aboubakar, l'uomo mercato N'Koulou e il solido neocapitano Mbia, il Camerun sembra in grado di combinare qualcosa di buono e con qualcosa di buono intendo portare a casa la Coppa d'Africa dopo più di dieci anni. Quotazioni in ribasso invece per la Costa d'Avorio che, dopo un decennio passato come favorita di ogni edizione e con la generazione più forte della sua storia, si ritrova oggi con un pugno di mosche. A testimonianza del periodo non facile anche il tentativo in extremis dell'allenatore Renard di convincere i veterani Drogba e Zokora a ritornare sui loro passi e vestire nuovamente la maglia della nazionale.
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Yaya Touré quattro volte miglior giocatore africano. |
Ora non ci resta che stare a guardare, tirare bestemmioni allo streaming che si impalla e scoprire come la Costa d'Avorio riuscirà a non vincere anche quest'anno.
Etichette: Africa, Calciomercato, Coppa d'Africa
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