lunedì 9 febbraio 2015

La Coppa d'Africa 2015 in 10 punti

La Coppa d'Africa è finita. Evvaaaai, torna Er Tendina! Mo' so' cazzi per tutti su quella fascia sinistra diranno i tifosi della Roma. Ma non potevano prendersi pure Muntari ed Essien diranno i tifosi del Milan. E chissenefrega diranno tutti gli altri. Non avendo di meglio da fare io l'ho seguita questa Coppa d'Africa e visto che ho perso anche del tempo a cercare di vedere qualche partita, mo' vi beccate questo post. In 10 punti bilanci, aneddoti e tutto quello che "c'è da sapere".

1 La finale Una finale che più che una finale è stato un appuntamento col destino. Costa d'Avorio-Ghana era la finale che ci si attendeva da più o meno 10 anni e che è arrivata quando meno c'era da aspettarselo, almeno per me. 120 minuti anonimi e lotteria dei rigori da infarto con lacrime da entrambe le parti, di gioia quelle del portiere ivoriano, di disperazione quelle di André Ayew. Per tutte le coincidenze e l'eroe di giornata c'è il post seguente.

2 Equilibrio Un generale equilibrio ha pervaso il torneo. Il livellamento verso il basso tra squadre blasonate e non è stato evidente soprattutto nella prima fase, contrassegnata da tantissimi pareggi, incredibile il Gruppo D con cinque pareggi per 1-1 in sei partite. Le squadre più attese non hanno fatto vedere niente di che e quelle che dovevano essere le vittime sacrificali ne sono uscite quasi sempre a testa alta.

3 La monetina Simbolo dell'appiattimento totale è stato il sorteggio necessario per capire chi tra Guinea e Mali sarebbe passato ai quarti. Per la cronaca è passata la Guinea di Kevin Constant. Invece della monetina nello spogliatoio si è preferito un pomposo sorteggio in un albergo ma è lo stesso. Le storie di qualificazioni decise dalla monetina credevo fossero solo leggenda, una minaccia che poi non si concretizza mai, anche se l'Italia ci ha vinto un europeo così. Mi sono dovuto ricredere, succede davvero.

4 Congo-Congo L'evocativo derby del Congo è finito 4-2. Senza dubbio la partita più divertente del torneo. In 90 minuti si è segnato quasi di più che in interi gruppi della prima fase. Questo quarto di finale è stata una ventata d'aria fresca con belle storie da entrambe le parti. Per il Congo di Leroy, quello Brazzaville non democratico, era già un miracolo essere giunto fino a quel punto. L'iniziale 2-0 scaturito dagli unici due tiri in porta della squadra avrebbero autorizzato chiunque a sognare. Dall'altra parte il Congo-Kinshasa, quello democratico, ha visto premiati i suoi sforzi raggiungendo una meritata semifinale impreziosita dalla rimonta in stile Miracolo di Berna.

5 Swag Strisce e creste bionde assortite sono ancora di gran moda ma sono ancora più di tendenza se storte o decentrate. Balotelli prenda nota. 

6 La vedenza Il Gabon ha la maglia gialla e i pantaloni blu. Guardando una partita del Gabon da lontano sembrava di vedere il Brasile. Quest'estate ho avuto la sensazione opposta.

7 All'improvviso uno spilungone Nella Guinea Equatoriale gioca il nuovo Peter Crouch. È più legnoso e meno stiloso del mitico Peter. Non è neanche tanto nuovo visto che ha 30 anni. Si chiama Bosio. 

8 Un tipo allegro Javier Balboa è un bel giocatorino. Il passato nel Benfica vorrà pur dire qualcosa. Insieme all'arbitro è stato il principale artefice dell'approdo in semifinale della Guinea Equatoriale. Ha anche una vitalità che a confronto Pirlo è un animatore da villaggio turistico.

9 Giovinco In Africa si aggira un arbitro che sembra Giovinco.  

10 Disagio Le ridotte dimensioni del paese e la situazione di emergenza che ha costretto la Guinea Equatoriale ad organizzare tutto in meno di due mesi ha inevitabilmente prodotto dei disagi. Due delle quattro città erano palesemente impreparate a un evento del genere. Nessuno voleva soggiornare a Ebebiyin e Mongomo, piccole cittadine nella foresta al confine con il Gabon. In mancanza di hotel le squadre hanno alloggiato in strutture residenziali in via di assegnazione, in pratica delle case popolari sprovviste di acqua, elettricità e internet. Alla Tunisia lo spostamento da Ebebiyin a Bata è costato un viaggio di cinque ore nella foresta su due autobus. Durante il ritiro, per fare la doccia l'unica possibilità era recarsi fino al centro sportivo, la cena era rigorosamente a lume di candela, o di iPhone. L'allenatore Leekens sembra averla presa con filosofia e con un pizzico di nostalgia: questa Coppa d'Africa è stata un tuffo negli anni Sessanta.
Alla fine della prima fase l'impreparazione delle due città è diventata evidente, i campi deteriorati e i disagi nei ritiri hanno convinto gli organizzatori a spostare tutto nelle più grandi Bata e Malabo.
L'atmosfera però era bella calda, malgrado gli stadi semivuoti e la campagna di terrore del presidente Teodoro Obiang: se le imprese non compreranno biglietti per i propri dipendenti non gli affideremo più nessun progetto pubblico. Sono diventate ricche in questo paese. È arrivato il momento di aiutare la Guinea Equatoriale perché la Coppa d'Africa sia un successo. Se ne è accorto il Ghana, sommerso da lanci di bottiglie e oggetti vari nella semifinale vinta 3-0 dopo una sospensione di mezz'ora.
Insomma un gran casino, ma non è questo che vogliamo?


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