Andrea Pierobon, il decano dei calciatori
[Questa è un'intervista che l'ottuagenario portiere del Cittadella Andrea Pierobon ha rilasciato a una bella rivista francese intitolata So Foot. Visto il personaggio, la sua carta di identità e la particolarità di un veterano delle serie inferiori capace di catturare l'attenzione anche oltralpe, ho pensato bene di provare a tradurre l'articolo e pubblicarlo sul blog. Per gli amanti della lingua di Molière o per chi volesse controllarmi la grammatica, l'originale è qui.]
Il più anziano dei giocatori professionisti in attività gioca nel Cittadella, in Serie B. Andrea Pierobon va per i 46 anni, non ha mai conosciuto la Serie A e non ha ancora intenzione di smettere. Soprattutto quando abita a 500 metri dallo stadio.
"Avevo 18 anni ed era l'ultima giornata della stagione 1987-88, il Cittadella era in Serie D, il più alto livello del calcio amatoriale. Ci recammo a Schio, una piccola cittadina non lontana da Vicenza. Mi ricordo che feci una gran parata su un colpo di testa di un attaccante avversario." Questo potrebbe essere il racconto di un giocatore che sta programmando un tranquillo ritiro dall'attività dopo molti anni. L'incipit di un'intervista Amarcord all'italiana. Il 1988 è lontano: Rocard Primo Ministro, Le Grand Bleu al cinema, Nuit de folie dei Début de soirée nelle discoteche. Italiano, Andrea Pierobon avrà probabilmente fatto valere il suo gioco di fianchi sulle note di Boys, della sua compatriota Sabrina [Salerno]. Potrebbe valere anche oggi nello spogliatoio del Cittadella, dove però i suoi compagni hanno Will.I.am nelle cuffie. Perché più di 25 anni dopo, lui è sempre là, l'Andrea. Dimenticate Roger Milla, Jean-Luc Ettori, Dino Zoff e Faryd Mondragón, Pierobon batte tutti i record d'anzianità. Il più vecchio giocatore professionista d'Europa, dall'alto dei suoi 45 anni e mezzo, è lui. In Italia, ha cancellato dai tabellini Marco Ballotta, che abbiamo visto in Serie A alla Lazio all'età di 44 anni. Nel marzo scorso Pierobon ha fatto meglio, qualche settimana più tardi si è permesso di parare un rigore a Pulzetti contro il Siena. L'"anziano" tiene ancora botta.
CITTADELLA UN GIORNO, CITTADELLA SEMPRE
Un simile personaggio non poteva che trovare posto in una favola. Quella del Cittadella dura da qualche anno ormai. Infatti, questa cittadina fortificata di 20.000 anime figura tra i professionisti da più di 20 anni e ha inanellato la settima stagione consecutiva in Serie B: "Ho giocato la prima partita nel calcio professionistico nella storia del club nel 1989, è un vero orgoglio. Io sono nato a Cittadella, qui mi sono formato, abito anche a 500 metri dallo stadio", racconta Pierobon. Se ne va nel 1990 e inizia un piccolo giro d'Italia che lo condurrà dapprima in giro per il Veneto, sua terra natale, poi ad Andria, Ferrara o ancora Massa. "Promisi al presidente Gabrielli che sarei ritornato a casa. Cosa fatta nel 2005. Allora avevo 36 anni e avevamo già parlato di un futuro con un ruolo nello staff, nove anni dopo sono ancora nell'organico." Il suo ritorno coincide con l'arrivo in panchina di Claudio Foscarini. Anche lui è ancora al suo posto. Quando vi dico che Cittadella non è un club come gli altri: "Ne abbiamo fatta di strada in vent'anni. Abbiamo anche sfiorato la promozione in Serie A quattro anni fa, ma ci siamo dovuti arrendere nelle semifinali dei play-off contro il Brescia. Sarebbe stato veramente straordinario e avrei potuto scoprire la Serie A a 40 anni", afferma quasi dispiaciuto.
"HO DOVUTO SALTARE CINQUE ALLENAMENTI IN TRENT'ANNI"
Pierobon a così iniziato la sua 28° stagione in prima squadra, di cui 24 tra i professionisti ed oggi è portiere di riserva. Qual è quindi il segreto di questa incredibile longevità? "È molto semplice: ho sempre sognato di essere un giocatore professionista e faccio semplicemente in modo di prolungare il piacere il più possibile. Le mie motivazioni sono intatte, e poi, sono a casa qui. Tutti mi apprezzano." Casa, dolce casa... Può contare anche su un fisico paraticamente intatto: "Non ho mai avuto dei gravi infortuni. Non mi sono mai rotto niente né ho mai avuto grossi problemi muscolari. Ma bisogna dire che mi sono sempre allenato assiduamente. Ho dovuto saltare 4 o 5 allenamenti in trent'anni." Tre decenni sui campi da gioco, ma anche negli hotel, in pullman, in treno e aereo, un ritmo di vita che alla lunga potrebbe pesare su chi gli sta accanto. "Non c'è nessun problema, al contrario, ribatte. È anche grazie alla mia famiglia se gioco ancora. Sono sposato da 20 anni, ho una figlia di 18 anni, un figlio di 11 che tra l'altro gioca con i giovani del club. Loro sono i primi a motivarmi. Anche questa serenità familiare è la mia forza."
E poi dopotutto, papà non lavora che a 500 metri da casa.
PERUZZI PER MODELLO
La maggior parte dei suoi compagni di squadra ha 25 anni e Pierobon ha evidentemente un ruolo particolare: "A parte due o tre elementi, potrei essere loro padre. Io sono lì chiaramente per riprenderli se si comportano male. Soprattutto a Cittadella, dove non ci piacciono certe cose. Qui ci sono delle regole molto rigide. Io sono prima di tutto un uomo di spogliatoio ma mi piace anche sfidare i miei compagni sul campo: il vecchio contro il giovane e spesso è il vecchio che vince alla fine!" Alla sua età, Pierobon è anche un'enciclopedia del ruolo del portiere, avendo attraversato tre generazioni e i cambiamenti di regolamento: "Quando iniziai il retropassaggio era ancora permesso. Restavamo in porta, non si usciva mai, non era molto bello da vedere. Ora utilizziamo molto i piedi, partecipiamo al gioco. Ma resta il ruolo più difficile e il regolamento ci penalizza molto. È una cosa contro cui mi batto da anni." Ne ha visti passare di colleghi e ce n'è uno che stima in particolare: Angelo Peruzzi. Andrea dipinge un bel quadro: "Mi sono molto ispirato all'uomo e al giocatore. Lui ha un anno in meno di me, è stato un grande portiere, ma anche una grande persona, sempre disponibile e con il sorriso."
"IL CALCIO ATTUALE È IL MIGLIORE CHE ABBIA CONOSCIUTO"
Peruzzi ha frequentato la Serie A soprattutto con Juve e Lazio. Andrea, lui, probabilmente non la conoscerà mai: "Quando giocavo con la SPAL in Serie C1, ci furono Brescia e Modena che si interessarono a me, ma il club chiedeva troppi soldi. Tuttavia non ho alcun rimpianto, sono contento della mia carriera." E questo anche se non ha avuto il piacere di segnare una rete in più di 600 partite: "Infatti, sempre alla SPAL, ci fu questa finale di Coppa Italia di Serie C 1998 contro il Gualdo. All'andata c'era molto vento. Io effettuai un lungo rinvio, il portiere e un difensore avversari si scontrarono, il pallone rimbalzò sulla schiena di uno di loro e finì in rete! Oggi le regole sono cambiate, ma all'epoca quesllo sarebbe stato considerato un goal. Fu l'unico goal di quella finale tra andata e ritorno per giunta!" Tuttavia Pierobon non è tipo da soffermarsi troppo su questo genere di cose e rifarebbe esattamente lo stesso percorso se dovesse ripartire da zero. Non è un "vecchio rimbambito" adepto dell'"era meglio prima": "c'era certamente più disciplina e rispetto all'epoca, ma il calcio attuale è di gran lunga il migliore che abbia mai conosciuto." È anche per questo che prolunga il piacere, in barba a un fine di carriera che si avvicina: "So che arriverà, ma non vorrei mai smettere." "L'anziano" non è ancora pronto a mollare.
di Valentin Pauluzzi
Etichette: Andrea Pierobon, Cittadella, Interviste, Personaggi, Portieri, Traduzioni
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