The Lost Generation
Conte ha appena diramato le convocazioni ufficiali per l'imminente Europeo e come potevamo aspettarci sono "agghiaggiandi". Ma cosa avrebbe potuto fare il nostro CT se al posto di un gruppo di portatori sani di doppio taglio, avesse avuto a disposizione tutti quegli ottimi giocatori che negli Novanta ebbero la sola sfortuna di trovarsi davanti una generazione ancora più forte?
Gli Europei incombono e noi ci presentiamo ai nastri di partenza con quella ha tutta l'aria di essere una delle peggiori nazionali a memoria d'uomo. A notare la nostra "Armata Brancaleone" pare siano stati anche i francesi che si prendono il lusso di lasciare a casa un Gameiro qualsiasi e non si fanno scrupoli a burlarsi di noi, di Eder e di Pellè.
Di fronte alla sfiducia generale che circonda l'ambiente "azzurro" mi sembra dunque doversoso unirmi a coloro che sempre più di frequente se ne escono con commenti, del tipo: «ah, oggi Marco Sgrò giocherebbe titolare agli Europei». Perciò ho deciso di fare le mie convocazioni nostalgiche: 23 uomini della lost generation del calcio italiano, unico requisito non essere mai scesi in campo con la maglia azzurra. Chiamarne qualcuno anche oggi alla soglia dei cinquant'anni non sarebbe stato così azzardato.
PORTIERI
1 Sebastiano Rossi
Un atto dovuto per quello che all'inizio degli anni Novanta fu il portiere della squadra più forte del mondo, nonché detentore per più di 20 anni del record di imbattibilità in Serie A. Capitato nel bel mezzo di un'età dell'oro in quanto a estremi difensori, il carattere difficile al limite del sociopatico fu probabilmente il motivo che convinse Sacchi a non dargli lo spazio che in un altra nazionale avrebbe sicuramente avuto. Per questo ci sono qui io che perdo tempo a fare queste selezioni.
12 Luigi Turci
Forse una scelta più di cuore che altro, però da portiere di un fior fiore di Udinese, vederlo perennemente ignorato, anche per il ruolo di riserva, è una ferita ancora aperta. La concorrenza per il ruolo di 12° è stata durissima, con personaggi dotati quasi di aura mistica. Ai vari Alberto "Jimmy" Fontana, "Er Mutanda" Mazzantini, "Batman" Taglialatela, Massimo Taibi, Rampulla, l'acrobatico Lorieri ho preferito il compassato Gigi. Almeno qui non potevi restare fuori.
23 Ballotta
Si sa, in ogni squadra ci vuole un uomo di esperienza, che faccia da chioccia ai giovani più esuberanti, qualcuno che faccia spogliatoio. Chi meglio del "Nonno" per eccellenza, uno che nel 1994 aveva già 30 anni e ne dimostrava almeno 20 di più. Oggi che di anni ne ha 52 ed è uguale a quando ne aveva 30, ripenso con nostalgia al mio stupore nel trovarlo all'inizio di ogni stagione ancora al suo posto sull'album delle figurine. Come un nonno premuroso mi ha accompagnato negli anni della crescita, dalle elementari, al liceo, fino all'università. Con lui ho imparato il valore delle cose, come una presenza in Champions League a 43 anni, come una presenza in Nazionale dopo una vita di gavetta e passione.
DIFENSORI
2 David Balleri
Un Cafu caricato a cacciucco invece che a feijoada. Il pendolino livornese lascia i solchi su quella fascia destra, tanto che il giardiniere del campo di allenamento è chiamato a rizollarla dopo ogni partitella. Non disedgna la sortita offensiva e ha polmoni per sé e per De Sciglio che oggi lo guarderebbe dalla panchina.
3 Michele Paramatti
«Gioca bene, gioca male, Paramatti in Nazionale»: non sono bastati i cori della curva Andrea Costa per convincere Maldini e Zoff a convocarlo. Neanche una volta. D'altra parte la concorrenza dei vari Pessotto, Panucci, Negro, Pancaro, Birindelli non era cosa da poco. Il caso vuole però che abbia buona memoria e che non mi sia dimenticato di quei cori. Michele Paramatti scelgo te!
5 Lorenzo Amoruso
Partito in cerca di fortuna verso le highlands scozzesi, la leggenda del colosso di Bari ha travalicato il Vallo di Adriano per giungere fino a noi. Dal fisico roccioso e dal temperamento guerriero, non teme niente e nessuno. Il piglio da dittatore sudamericano con cui comanda la nostra retroguardia nostalgica gli vale la fascia da capitano.
6 Salvatore Fresi
L'eleganza del piccolo Baresi ingentilisce una difesa dal grande temperamento ma un po' deficitaria sul piano tecnico. A metà anni Novanta il futuro della nuova Inter di Moratti sembrava dover passare obbligatoriamente dai suoi piedi e invece... invece le aspettative forse eccessive e la discutibile scelta tattica di avanzarlo a centrocampo gli hanno fatto perdere il treno "azzurro". Un treno che è passato più di una volta ma su cui Salvatore non è mai riuscito a trovare posto a sedere. Sei volte convocato e mai sceso in campo: Totò, qui ti facciamo giocare, promesso.
13 Francesco Colonnese
Fisico al punto giusto per giocare al centro dell'area e agile abbastanza per coprire sulla fascia destra. Magari non partirà titolare ma le occasioni per rendersi utile non mancheranno di certo. Non per caso era il preferito di mister Simoni.
22 Vittorio Pusceddu
La Sardegna nel cuore e nel nome. Un terzino di sicuro affidamento che può vantare anche una certa esperienza internazionale maturata tra Cagliari e Fiorentina. Il suo sinistro velenifero è l'arma in più oltre che uno dei motivi per cui l'ho preferito all'estroso ma difficilmente gestibile Fabio Macellari.
CENTROCAMPISTI
4 Eugenio Corini
Dio solo sa quanto Conte avrebbe bisogno di un
centrocampista così in Francia. Un regista geometrico capace di dare una
parvenza di gioco anche a una squadra parrocchiale. È lui
l'imprescindibile faro del nostro centrocampo. Come per altri qui
presenti, questo post vuole essere un risarcimento simbolico a una
carriera che avrebbe meritato di più e che con il livello attuale del
calcio italiano avrebbe ottenuto il giusto riconoscimento.
20 Ighli Vannucchi
Rivelatosi a Salerno e affermatosi come
bandiera dell'Empoli, ha sempre dato l'impressione di potere ma di non
volere completamente fare il grande salto. Ighli però non è come tutti
gli altri. Si chiama Ighli tanto per cominciare e poi, dopo le buone
stagioni con Salernitana e Venezia, è capace di dire no al Milan, perché
alle luci di San Siro preferisce la tranquillità di Empoli. Una scelta
che se da una parte gli costerà i palconscenici più importanti e forse la
Nazionale, dall'altra ha contribuito alla nascita del culto sorto
attorno alla sua persona. A giudicare dalle tracce che lascia oggi sul
web, Ighli non sembra passarsela male tra battute di pesca e vacanze a
Ibiza che però ha già lasciato per rispondere alla convocazione. La
nostalgia non è il Milan e a lei non si può dir di no.
16 Francesco Cozza
Un'altra dose massiccia di qualità a
centrocampo. Vero volto della Reggina in Serie A, con cui giocherà a
varie riprese sin dal pareggio con la Juve di Zidane, "Ciccio" ha
risposto alla convocazione della nostalgia ed è pronto a inventare e
servire le punte là davanti. Il suo destro educato inoltre tornerà
sicuramente utile su calcio piazzato.
8 Giovanni Tedesco
Uno degli alfieri del Perugia di Gaucci,
quello che ogni anno, tra trovate pubblicitarie e baracconate varie,
sapeva scovare talenti nei luoghi più estranei al gioco del calcio.
L'equilibrio di un ipotetico centrocampo a rombo passa da questo piccolo
centrocampista che apporta il giusto mix di tecnica e temperamento.
Aggiungiamo doti aeree e una non trascurabile vena realizzativa ed ecco
che abbiamo Giovannino in "azzurro".
10 Lamberto Zauli
2 aprile 1998, semifinale della defunta Coppa delle Coppe. Di fronte troviamo il Chelsea all'inizio della sua scalata ai vertici del calcio europeo e il Vicenza con la sua maglia a righe bianche e rosse e lo sponsor Pal Zileri ben in vista. Al minuto 15, dall'angolo in basso a destra del teleschermo, proprio in corrispondenza del logo giallo di Rete 4, Viviani scodella una palla per Zauli che aggancia al volo con il destro, manda a vuoto il difensore Duberry, evita un secondo difensore accarezzando la palla sempre col destro e deposita nell'angolino alla sinistra di De Goey: Vicenza-Chelsea 1-0. Ecco, per me basterebbe questo. Tuttavia le argomentazioni a sostegno della presenza di Lamberto Zauli in questa fantomatica selezione di "azzurri" mancati abbondano. Sberleffi e pernacchi a Thiago Motta a parte, Zauli oggi sarebbe con tutta probabilità il numero 10 di questa Nazionale che, con Verratti fuori gioco e Pirlo vittima degli acciacchi e della bella vita tra New York e Miami, avrebbe un gran bisogno delle sue doti tecniche e della sua fantasia. Il fisico ben piazzato non gli fa temere poi il confronto con i centrali più possenti, permettendogli di muoversi agevolmente tra la linee e far rivivere insieme a Corini i fasti di Palermo. Insomma, la numero 10 ha trovato il suo padrone.
7 Davide Fontolan
Nell'estate 1990 era rincorso da mezza Serie
A, sei anni più tardi salutava Appiano Gentile lasciando un po' di amaro
in bocca in quanti avevano creduto in quell'esterno biondo, un po' ala,
un po' terzino. Sul piatto "Fontolino" lascerà anche il rimpianto della
convocazione per lo stage di preparazione ai Mondiali americani che
rappresenterà allo stesso tempo l'inizio e la fine della sua storia con
la Nazionale. Non sappiamo se le cose sarebbero potute andare
diversamente, quello che è certo è che oggi Davide è un affermato
viticoltore e Conte difficilmente potrebbe ignorarlo.
14 Aldo Firicano
Complice il tasso tecnico illegale del centrocampo e la partita con la Nazionale che Gennaro Ruotolo giocò nel lontano 1991 contro la Danimarca, ho deciso di arruolare il buon Aldo in qualità di spezza-tibie ufficiale della squadra. Anche se avanzato di qualche metro rispetto alla posizione abituale, confido nella sua forza fisica e nello spirito di sacrificio per guardare le spalle agli artisti del pallone che lo circonderanno.
ATTACCANTI
11 Dario Hübner
Diciamolo, tutta questa pantomima io l'ho messa su per lui. L'ho fatto per darmi la soddisfazione di saldare i conti con il destino. "Tatanka" è uno che qualche presenza in Nazionale l'avrebbe meritata anche negli anni in cui giocava, l'archetipo del bomber di provincia, quello su cui, quando tutti si svenvano per i grandi nomi al Fantacalcio, sapevi di poter contare. Il miglior rapporto qualità-prezzo che il calcio italiano abbia mai prodotto. 74 reti nella massima serie, per uno che di stagioni nella massima serie ne ha disputate appena 6, fanno più di 12 centri a stagione. Cifre che acquistano ancora più peso se pensiamo che sono tutte arrivate dopo i 30 anni. Quando a Brescia pensavano di aver spremuto il massimo da lui ecco che a 34 anni Darione tira fuori il suo capolavoro, 24 goal a Piacenza e il titolo di capocannoniere in coabitazione con Trezeguet. È l'anno dei Mondiali in Giappone e Corea e almeno una chiamata cominci ad aspettartela. Il Trap però è risoluto, dice di no a Baggio, figuriamoci a Dario. Quando l'aereo per Seitama è già partito arriva però Adriano Galliani che gli propone una tournée in America con il Milan. La grande occasione arriva a 35 anni ma Dario ha già altro per la testa. Nelle tre partite concessegli non segna nemmeno un goal ma in compenso Marlboro e birre non mancano. "Tatanka" è fatto così, i rimpianti sono tutti nostri perché nessun top club vale la pace di un grappino con sigaretta nel mezzo della provincia lombarda.
9 Igor Protti
Vale più o meno lo stesso discorso fatto per Hübner, con il quale, non a caso, condivide l'invidiabile primato di essere stato capocannoniere in Serie A, B e C1. Protti inoltre custodisce il meno invidiabile primato di essere stato finora l'unico a risultare capocannoniere in Serie A rimediando una retrocessione a fine stagione. Alla soglia dei 30 anni però Bari dà allo "Zar" quello che Dario non avrà mai: la grande occasione. La Lazio di Cragnotti vede in lui il rincalzo ideale per Signori e Casiraghi, certo lo spazio non sarà molto ma c'è uno Scudetto per cui lottare, notti europee da vivere e una maglia azzurra da conquistare. Come Icaro che si spinse troppo vicino al sole, Igor però vede bruciare rapidamente il sogno per cui aveva tanto sudato. Nel giro di tre anni si ritrova in C1. Igor aveva forse bisogno solo dell'abbraccio della sua Livorno, della tranquillità della provincia per tirare fuori quello che si era tenuto per sé e così, mentre "Tatanka" mette in riga tutti i campioni della Serie A, lo "Zar" trascina il Livorno verso la promozione in B. A 37 anni suonati, Igor si prende anche l'ultima soddisfazione, quella di riportare dopo tempo immemore la sua Livorno, la città dove il grande calcio l'aveva esiiliato, in Serie A. Ecco la maglia numero 9 non può che essere tua.
21 Anselmo Robbiati
Agile e tecnico, "Spadino" è il complemento perfetto per i potenti Hübner e Protti. Riconoscibile dalle sue Kronos gialle e dal sinistro vellutato, può agire da seconda punta o fungere come esterno offensivo in un eventuale tridente, senza contare la soddisfazione che darebbe vedere in Nazionale uno che si chiama Anselmo, oggi, nel 2016.
15 Marco Negri
Mettiamo che avesse mantenuto una media-goal, non dico di 2.3 a partita come nei primi tre mesi a Glasgow, ma almeno di 1 a partita circa, mettiamo che Porrini non gli avesse sfasciato l'occhio destro giocando a squash, forse oggi Marco Negri non ci potrebbe stare in questo elenco e forse oggi avremmo meno nostalgia di lui. Sì, perché Cesare Maldini fino a quell'infortunio sembrava avere tutte le intenzioni di arruolarlo per i Mondiali in Francia. È la favola della squadra, una favola che almeno su questo blog troverà il lieto fine.
19 Filippo Maniero
«Stessa storia, stesso posto, stesso bar...» Stessa storia di cui sopra: un bomber di provincia che ogni anno a metà campionato ti trovavi a dire «ah ma gioca ancora?! ancora in doppia cifra?!» Il tempo di stupirsi e di dimenticarsi di nuovo di lui fino a quando non segnava contro la tua squadra. Ad essere sincero il cuore diceva Pasquale Luiso ma, calatomi in pieno nel ruolo di CT, ho deciso di inserire Pippo per aggiungere centimetri a una squadra che, per forza di cose, non può contare sui modelli palestrati figli di MilanLab che ci propone il calcio odierno.
18 Paolo Di Canio
L'Italia una volta era un paese di emigrazione e Paolo, insieme ad altri qui in questa selezione, era uno di quelli che con una valigia di cartone in mano sbarcò sulle bianche scogliere di Dover in cerca di una vita migliore, lasciandosi alle spalle un paese ingrato che non aveva più niente da offirire ai propri fantasisti. A braccio teso e cazzo duro, divenne un idolo per tutte le tifoserie che ebbero la fortuna di ammirarne i colpi di genio e di follia. In un'epoca dove la qualità abbondava, qui potevamo concederci il lusso di lasciare talenti come il suo ai rozzi inglesi. Oggi, che rispetto a vent'anni fa lasciamo emigrare i nostri pochi talenti per i motivi opposti, questo lusso ce lo possiamo scordare.
17 Sandro Tovalieri
"Il Cobra" aggiunge il suo infallibile fiuto del goal a un parco attaccanti da capogiro e che una volta di più mette una certa malinconia pensare che abbia totalizzato 0 presenze in maglia azzurra. Il suo killer instinct potrà tornare utile a partita in corso, con le difese stanche e più vulnerabili, magari al fianco del suo ex compagno Protti.
ALLENATORE
Carlo Mazzone
E chi altri se non lui?! Anche se per eventuali crisi di risultati è già stato preallertato Nedo Sonetti che si è detto pronto a prendere la squadra in corsa.
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Io partirei così. |
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Come la metterebbe Conte. |
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La fantasia al potere. |
Etichette: Anni 90, Antonio Conte, Europei, Italia, Nostalgia, Squadre
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