49 d.C.
Un salmo per Colui che ci donò la luce condannandoci alla nostalgia eterna
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O Divino, irradia la Tua luce su di noi. |
Oggi
è il 18 febbraio. Giorno della Rivelazione, anniversario di
quell’evento tanto naturale quanto straordinario che toccò un’umile
famiglia del vicentino 49 anni or sono.
I
siti, i blog, le tante
pagine che popolano Facebook battono all’unisono i tamburi della
litania, sbrodolando sostantivi iperbolici: campione, fuoriclasse, mito,
leggenda. Lui, che nonostante le odi tributategli, è qualcosa di più.
Lui, per il quale il neopaganesimo che circonda i divi della società
dell'immagine appare finanche giustificato. Sì perché Lui, divenuto mito
già
in campo, leggenda ancora in vita, ha qualcosa che altri non hanno. Non
sono i trofei, i soldi, tantomeno le donne. Pur dotatone in abbondanza
non credo sia neppure il talento, elargito con generosità a molti altri
prima e dopo di Lui. Ciò che ha fatto del mito la leggenda è stata
piuttosto la sofferenza, segno del Divino che fin dalla tenerà età
albergava in Lui. È sul Golgota delle cliniche ortopediche, sotto i
ferri di insigni chirurghi che negli anni hanno impresso la loro firma
sottoforma di cicatrici, di fronte alle critiche di giornalisti
miscredenti che Gli cingevano il capo con corone di spine, che Lui seppe
risorgere.
Un uomo fragile, distruttibile, la cui vulnerabilità è
stato il cono d’ombra entro cui far risplendere ancora di più la Sua
accecante luce. Più di una volta ci fece dono di quella luce,
rischiarando le nostre notti con una serpentina tra difensori che di
colpo si tramutavano in birilli, o con un aggancio al volo che richiedeva la stessa
sensibilità che doveva avere Michelangelo con lo scalpello. E ogni
volta era un’esplosione di luce. Una luce che ci portiamo dentro ancora
oggi che siamo vecchi e disillusi, una luce più accecante del dolore che per anni ha accompagnato le Sue ginocchia, più accecante del sole di Pasadena.
Oggi
quindi, 18 febbraio dell’anno 49 d.C., Ángulo Inverso non vuole essere
da meno di tutti quei siti-blog-pagine Facebook nell’unirsi allo
scampanio chiassoso e festante che celebra la Sua venuta. La ragione di
gioie e dolori che oggi sono i ricordi di tanti di noi. La ragione di
quelle emozioni che abbiamo provato in certi pomeriggi d’estate, con i
nostri genitori e i nostri amici, osservando quelle immagini dalla grana
così particolare che ci dicevano giungere dall’altra parte del mondo,
dove il sole cadeva a picco mentre da noi la brezza annunciava la sera.
La ragione, infine, di tutto questo nostro scribacchiare sulla tastiera,
che ci fa sentire Nick Hornby mentre là fuori un bambino smette di tirare calci al pallone perché sta pescando Aguero o Icardi nell’ultimo “pack" FIFA Ultimate
Team.
È per Lui che scrivo queste righe, l'ennesima pagina che andrà dimenticata tra le miliardi indicizzate da Google ogni giorno, una lacrima nella pioggia dell'odierno story-telling calcistico. Se non fosse per Lui oggi probabilmente siti-blog-pagine Facebook avrebbero avuto una storia in meno da raccontare, io non avrei buttato il mio tempo a dosare avverbi e aggettivi tentando di trasmettere almeno una parte di quella sensazione, così piacevole e dolorosa al tempo stesso, che molti di noi provano da dodici anni a questa parte.
Questa sensazione è la Nostalgia e Roberto Baggio è il suo Profeta.
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