Necrologio 2017
Il 2017 volge al termine ed è giunta l'ora di fare la conta dei ritirati. Di chi avremo nostalgia? A leggere i nomi viene da chiedersi se nel 2017 non sia finito il calcio.
Ancor più che nell'anno passato, sono tanti ed eccellenti i nomi dei giocatori che in questo 2017 hanno deciso di abbandonare la loro dimora terrestre per trasfigurarsi nell'imperituro regno della nostalgia. Un necrologio particolarmente doloroso che promette di essere uno degli ultimi. Il fresco ritiro di Kakà infatti ci ricorda una volta di più come la finestra temporale concessaci per continuare ad ammirare i campioni della nostra giovinezza (almeno della mia) stia per chiudersi. Come i partigiani ad ogni 25 aprile, sono sempre meno i volti che riconosco ad ogni prima giornata di campionato. A lasciarci ormai non sono più quelli del "campionato più bello del mondo", giocatori che abbiamo imparato a conoscere nella loro maturità, ma ragazzi dei quali abbiamo potuto seguire tutta la traiettoria: da giovane promessa, a campione affermato, fino all'esilio dorato in MLS o in qualche altra meta esotica. Ragazzi nati negli anni Ottanta, poco più che nostri coetanei, gli ultimi di cui abbiamo collezionato la figurina.
Francesco Totti
40 anni
40 anni

Kakà
35 anni
35 anni

Ronaldinho
37 anni
37 anni

Andrea Pirlo
38 anni
38 anni
Come Totti un simbolo del calcio italiano e, più di Totti, del calcio mondiale. Una carriera più che ventennale all'interno della quale sembrano essercene state almeno tre o quattro. La prima ebbe inizio nell'estate 1994 in Val Camonica, quando l'allenatore del Brescia Mircea Lucescu decise di aggregare il quindicenne Pirlo alla prima squadra in occasione del ritiro che fece da preludio a una delle più sciagurate stagioni vissute finora da una squadra in Serie A. Meno di un anno dopo, in un anonimo Reggiana-Brescia tra retrocesse Andrea fece il suo esordio. Una falsa partenza. Quattro anni dopo, ormai maggiorenne, Pirlo si ripresenta in Serie A dove attira le attenzioni dell'Inter. A San Siro inizia la sua seconda carriera, quella che avrebbe visto compiersi il destino da campione prospettatogli già in tenera età. Come nella prima stagione a Brescia, Andrea si trova invischiato in uno dei periodi peggiori della squadra nerazzurra. Un'altra falsa partenza. In questa prima, altalenante fase della sua carriera la sua vera casa sembra essere l'Under 21 di cui diventa elemento imprescindibile per un quadriennio buono. In prestito alla Reggina vive quella che anche a lui dovrà essere parsa la stagione del rilancio definitivo mentre all'Inter gli preparano il benservito con un nuovo prestito. Tornato a Brescia Mazzone ha l'intuizione che imprime l'accelerazione di cui la carriera di Pirlo aveva bisogno. La decisione di arretrarne il campo di azione davanti alla difesa per permetterne la coesistenza con Baggio rappresenta infatti l'inizio di una terza carriera per Pirlo, quella buona. Nell'estate del 2001 in una leggendaria plusvalenza tra cugini, l'Inter se ne serve come pedina di scambio per acquistare Drazen Brncic (!). Ancelotti segue il solco di Mazzone e attorno a Pirlo costruisce l'ultimo ciclo vincente della storia rossonera. Nel 2011, dopo dieci anni di successi, alcuni infortuni sembrano averne minato il fisico mentre la dirigenza del Milan considera un po' troppi i suoi 31 anni per un rinnovo. La Juve lo acquista a parametro zero e lascia che la storia si ripeta, manovrata dal talento sconfinato del suo nuovo regista. Lo scorso 5 novembre, è finita la carriera di uno dei più grandi giocatori della storia, forse il migliore nel suo ruolo, che per un certo periodo di tempo è sembrato godere di maggiore considerazione all'estero che in Italia. Nel corso delle sue innumerevoli vite calcistiche ha vinto tutto meno che il Pallone d'Oro, altro elemento in comune con Pelé e Maradona.
Philipp Lahm
34 anni
34 anni

Frank Lampard
38 anni
38 anni

Tomas Rosicky
37 anni
37 anni

Xabi Alonso
36 anni
36 anni

Zé Roberto
43 anni
«Viviamo intensamente questo momento perché passerà velocemente.» È un frammento del toccante discorso che lo scorso 24 novembre Zé Roberto ha tenuto negli spogliatoi rivolgendosi ai suoi compagni del Palmeiras. Sono parole semplici ma che acquistano peso quando a pronunciarle è un uomo di 43 anni che invece sembrava essere riuscito a fermarlo il tempo. Nel 1998 Zé Roberto vide dalla panchina la doppietta con cui Zidane demolì il suo Brasile nella finale mondiale di Saint-Denis, vinse il suo primo trofeo con il Real di Capello nel 1997, mentre solo l'anno scorso conseguiva l'unico campionato brasiliano della sua carriera. Anche se non ti si sentiva da un po' nelle serate di coppa, confortava sapere che eri ancora in giro, a correre sulla fascia sinistra in qualche imprecisato angolo del Sudamerica.
Dirk Kuyt
37 anni
37 anni
Imparai a conoscerlo con FIFA 2004, c'erano Van Persie e Danko Lazovic insieme a lui e quando ti trovavi a giocare con il Feyenoord il posto non era sempre assicurato. Sarà per questo che durante la sua carriera Kuyt ha sviluppato una duttilità che lo ha portato a ricoprire praticamente ogni ruolo sulla corsia di destra. Un giocatore quasi anonimo che nell'ombra è riuscito a costruire la sua grandezza. Il massimo risultato con il minimo appeal, una relazione testimoniata dai numeri che dopo il suo passaggio dal Feyenoord al Liverpool diminuiscono leggermente alla voce "goal" ma aumentano costantemente a quella "presenze". È Benitez a decentrarne il raggio d'azione per lasciare il centro del palco a Fernando Torres. Ne risulterà un elemento estremamente utile anche per Van Maarwijk e Van Gaal che anno dopo anno non smettono di convocarlo in Nazionale. Capito che il suo tempo in Inghilterra è finito va in Turchia, terra di riscatto e lacrime, da cui esce ancora una volta vincitore con un campionato, una coppa e una supercoppa conquistate con il Fenerbahce prima di tornare a casa. È significativo come dal 2000, quando ancora militava nell'Utrecht, alla stagione scorsa Kuyt abbia sempre superato le 30 presenze stagionali, il segno di una costanza e di un rendimento straordinari, esemplificati al meglio dalla sua ultima partita, nella quale segna una tripletta e conquista il campionato con il Feyenoord.
Sono dieci nomi ma ce ne sarebbero molti altri che hanno detto basta: Esteban Cambiasso, Martin Demichelis, Joan Capdevila, Maxwell, Kim Kallstrom, Paolo Cannavaro, Yakubu Ayiegbeni ("amatissimo" in patria, che se lo cerchi su Youtube ti esce subito questo) e Thomas Kahlenberg, che ai tempi dell'Auxerre era fortissimo su FIFA. Grazie di averci fatti sentire un po' più vecchi.
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