giovedì 22 settembre 2016

L'equinozio d'autunno


22 settembre, come ogni anno l’estate ci saluta e le foglie si fanno più gialle, come ogni anno Luis Nazario da Lima, in arte Ronaldo, compie gli anni. Una ricorrenza che in gioventù imparai a memoria, come fosse la cosa da sapere più naturale al mondo, come fosse l’equinozio d’autunno. È una ricorrenza che ovviamente ricordo tuttora, eredità di tutto il tempo passato a scandagliare gli album Panini, insospettabili scrigni di sapere geografico e palestra per la mia giovane memoria. Ronaldo non era il mio giocatore preferito, una volta smaltita l’infatuazione iniziale prese ad apparirmi troppo forte, troppo celebrato, troppo tutto per incontrare il mio gusto di bimbo hipster. Se però c’eravate, vi ricorderete di un’estate, quella del 1997, in cui anche la più solida delle fedi, che l'aveste riposta in Baggio o Van Basten, non potè non vacillare.

Una figura misteriosa a cui sempre più persone attribuivano gesti miracolosi. Le compilation di Youtube non erano neanche immaginabili e la quantità limitata di documenti che ciclicamente la televisione trasmetteva non faceva che aumentare l’alone di mistero che ancora ammantava quel ragazzo di appena 21 anni quando scese dal suo disco volante per atterrare a San Siro e ricevere l’abbraccio dei suoi giovani fedeli. Il mistero si dischiudeva ad ogni riproposizione del goal al Compostela (metto il link ma so già che è superlfuo ricordare quale), pochi secondi bastavano a travolgere e ritravolgere l'immaginario di chi incappava in quella manifestazione di potenza soprannaturale che i TG non si stancvano mai di mandare in onda. Forse sembrerà stupido ma per me, epitome di ciò che Ronaldo rappresentava in quel momento è la sua card Panini del 1997: una figurina rigida, una card appunto, argentata e luccicante, che lo ritraeva con la maglia del Barcellona, un particolare non secondario dal momento che all’epoca non circolavano figurine di squadre straniere, enormemente più affascinanti di oggi che sono a portata di click. Quella figurina per noi bambini era un oggetto raro, come raro era il talento del giocatore che raffigurava. Era un oggetto prezioso, da conservare come una reliquia e da ammirare quando eravamo sicuri di non essere visti. «Ronaldo, nato a Rio de Janeiro il 22/9/1976»: così il 22 settembre smise di essere solo l'equinozio d'autunno.


Oggi Ronaldo compie 40 anni e quasi non ci credo. Lui, il ragazzino con il sorriso spaccato in due, ambasciatore del futuro, colui che ci invitò alla première di ciò che sarebbe diventato il calcio nei 15 anni seguenti, è da tempo un ex giocatore, per molti l’omonimo ciccione di un altro Ronaldo, più bello e famoso. Scrivo queste righe con un po’ di malinconia, conditio sine qua non di una nostalgia di qualità, ma sicuro di trovare comprensione e comunanza in chi in quegli anni c’era e si ricorda di come Ronaldo rappresentasse nel suo campo, quello di calcio, ciò che di fantastico il futuro aveva in serbo per noi bambini di fine millennio. Un campione da ammirare, un mito da sognare e chissà, magari da raggiungere, almeno per un istante, il tempo di un doppio passo indovinato con i nostri amici, prima di piazzare il pallone tra due zaini.

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